Risale agli anni Ottanta, ai tempi dell'incontro iniziale tra Cerri e Ancillotti, l'idea che nelle Tavole fossero citati alimenti significativi; e che, al di là dell'impiego rituale durante le cerimonie, quelli usati per i riti fossero in fondo alimenti "normali" della realtà culturale di quegli antichi abitanti dell'Appennino che hanno lasciato le sette Tavole Eugubine.

Fin dalle prime attività divulgative l'IRDAU ritenne importante unire i momenti formativi e informativi pubblici alla degustazione di quei cibi. Nacque così la çesna, termine che nelle Tavole designa la "cena" conclusiva dei singoli riti, alla quale prendevano parte le componenti sociali che di caso in caso erano destinatarie delle richieste rivolte alla divinità.

Al di là delle fantasiose estensioni e interpretazioni che in alcuni casi sono state diffuse sull'onda dell'entusiasmo della "scoperta" da parte di non addetti ai lavori, si dà qui un elenco rigoroso delle voci di natura alimentare presenti nei testi iguvini. Si tratta di un elenco fondato su corrette etimologie e sul rispetto delle ricorrenze testuali.

 

Varietà e funzione degli alimenti nelle Tavole di Gubbio

Materie prime  poni < *polni- ‘farina’ poni (VI.a.57, VI.b.1, 3, 9, 20, 22, 4, 46, VII.a.4, 7, 41, 54), var. pone (VI.b.59), puni (I.a.4, 9, 13, 16, 22, 26, 32, I.b.3, 7, 25, 29, 32, 44, II.a.7, 11, 13, 20, 24, 25, II.b.9, 20, 29), abl.sg.; punes (II.a.41, IV.33) gen.sg.; pune (II.a.18, 33, 40, II.b.14, 16, IV.30) acc.sg. di un tema ms. in -ni- 'farina' < *pol-ni- ( = lat. pollen)

pelmen ‘carne, polpa’ < *pelp-men- (il sintagma è pelmner carnu ‘porzioni di carne’)

felsva ‘verdura’ < *ghelsuo- ‘di colore verde > verdura’ (TI V.a.11)

arvia ‘(prodotti) campestri’ <*aru-io- ‘(prodotto) del campo, della terra’ (TI I.a, 6,9,10,12,13,16,19, 23,27; I.b.3,4,6,7,25,26,28,30,32, 33,43,44; II.a, 6,7,11,18,24; III, 31; VI.a, 56,58; VI.b, 1,3,22,44,45; VII.a, 4,7,42,53)

vepuro lett. ‘i senza fuoco’; cibi da mangiare crudi, da non cuocere, probabilm. verdura e frutta (TI V.a, 11)

udor ‘acqua’ udor è scritto utur (TI II.b.15) all’acc.sg. neutro; ed è scritto une (TI.II.b.20) al locativo sg. < *udni. È il tema indeuropeo eteroclito (udor-/udn-) che è continuato in greco con  ‘acqua’ ed in latino nella parola unda. Il passo dice TI II.b, 15,20: “(15) in una terza ciotola porti l’acqua .... (20) preghi sull’acqua”

vinu ‘vino’ vinu è scrittura normale per vino, un tema che continua il prestito miceneo woinon assunto nella forma dell’accusativo, com’è frequente nel caso di prestiti tecnici (TI I.a.4,22; I.b.6; II.a, 18,25,39,40; II.b.10,14,20; VI.a.57; VI.b.19,46). I passi dicono p.es. “consacri le vittime sul tavolato sia con il vino sia con la farina”, oppure “per la cerimonia Hondia porti il cagnolino, i prodotti della terra, il pane a strati, la farina, il vino, il sale macinato ...”; o ancora “Impasti e danzi a ritmo ternario. Dopo i giri di danza, di nuovo danzi col vino. Dica: « (Mi rivolgo) a te con la farina, (mi rivolgo) a te con il vino »”

sal ‘sale’ (TI II.a.18: salu 'sale', acc.sg. ms); sal maletu 'macinato, pestato' (TI II.a.18)

ranu scritto per ranno (mediterraneo) ‘salamoia’ (TI II.b.19)

pistuniru (II.b.15) '(sale) grossolanamente macinato', acc.sg. (nt.?): è da dividersi indubbiamente in pistu niru, adattamento del lat. (sal) pistu(m) nigru(m), su cui v. a pag. 161.

 

Tipi di pane (o libi)

fikla (lett.: l’impastata) ‘pane’ < *dhighto-la- ‘l'impastata’ (TI II.a.18,29, 41; VI.a.56,59; VI.b.2,20,23,46; VII.a.4,8,42,54)
mefa <*mensa- <*mendh-ia- (formato su *mendh- ‘mangiare’) ‘mangiatoia’ > ‘crescia, mensa, piatto’, (TI I.a.16; II.b.13; IV.14; VI.a.56; VI.b.17) (Si ricordano i Troiani costretti dalla fame a mangiarsi i “piatti di Cerere”, cioè cresce indurite e usate come piatto).
mefa spefa ‘crescia condita’, con spefa < *spensa- <*spend-ta- ‘aspersa, condita’ (TI VI.a.56; VI.b.5,9,14,20; VII.a.4,37,38)

farsiu ‘la farrea’ (focaccia di farro) < *bharseio- “di farro” (propria del dio Marte: TI II.a.12; VI.b, 2,44

ténsedio ‘la ritorta, la treccia’ <*tenos-edio- ‘cibo a corda’ > (TI I.b, 6; VI.b, 46; propria del dio Hondo Cerfio)

struśla ‘la sovrapposta’ > *struikela- detto della ficla, il pane: ‘quella con sovrapposizione, la stratificata’, TI II.a, 18,2841; III, 34; IV, 1,4; VI.a, 59; VI.b, 5,23; VII.a, 8,42,54. Il termine è vicino alla voce plautina struix -icis fm., variante del più comune lat. strues 'mucchio' di focaccine sacrificali, o meglio 'libo sacrificale a strati ', almeno stando alla spiegazione di Festo 407 PL strues generi liborum sunt, digitorum coniunctorum non dissimilia, qui superiecta panicula in transverso continentur « le strues sono tipi di pane che somigliano a dita congiunte perché hanno dei cilindretti di pane messi sopra di traverso ».

arślatas ‘ciambelle ad arco’ (ritualmente legate alla dea Torsa, dea del ripiegamento del nemico o comunque del danno) < *arkelato- ‘arcuato’: TI IV, 22 “poi in vasi da cerimonia offra dei pani a ciambella senza difetto”

eskamitu ‘fetta (di pane)’ < *e-skalmi-to-m ‘ritaglio, fetta’. TI IV. 1: “aggiunga una fetta del pane a strati”

 

Tipologia della carne

cabrina ‘caprina’ (capro ‘capro’)

ona ‘ovina’ (ovis ‘pecora’; eries ‘ariete’). La forma ono è < *ouno- < *oui-no- (con sincope) ‘ovino, della pecora’ (TI II.a.6, 8)

staflare ‘bovina’ VI.b, 39 (bu ‘bove’; vitlu ‘vitello’; vitlu turu ‘vitellone, manzo’; iuuenga ‘giovenca, vitella’)

sorsu ‘suino, di maiale’ < *soulio- ‘suino’ TI I.a, 27,30,33; II.a.8; VI.b.12,17,24,28,31,35,37, 38

sorsale ‘suina’ VI.b, 38 (apro ‘maiale, verro’; abrunu ‘di verro’; porca ‘porcella’; sacri ‘maialino’(TI III.8); sis, sus ‘scrofa’). Il tema sorso- indica il (prodotto) ‘di maiale’, forse lo ‘strutto suino’ (TI I.a, 9,16; II.a, 22,30,32; IV, 8,17; VI.b, 17; VII.a, 38).

tures ‘bestie mature’, dette anche peracne ‘bestie sopranno’;

pures ‘bestie giovani’.

 

Tipi di cottura

krematra ‘spiedini’ (lett. ‘agli alari’), cotta nei berva ‘spiedi’ appoggiati sui krematra ‘alari’

frehtu ‘arrosto in tegame’; freh-to- < *bhregh-to- ‘tostato, fritto’ (TI IV.30-31)

tèfra ‘(carne) da brace’ < *teps-ro- TI II.a, 27; III, 32,34; IV, 2.

 

Tagli della carne

pelmen ‘polpa’, carne < *pelp-men- (cfr. lat. pulpa, pulpamen); V.b.12, 17: Alle riunioni decadiche i fratelli Atiedii per ogni acnu diano ai Caverni 10 libbre di carne suina e 5 libbre di carne caprina

venpensondro ‘carne sgrassata’

aseçeta ‘pezzi non tagliati’;

pruseçia ‘fettine’ (lett. ‘ritagli anteriori’) < *pro-sek-io- / pro-seketo- ‘(parte) ritagliata avanti’ (o ‘prima’) TI II.a.12, II.a.23, II.b.12, VI.a.56, 59, VI.b.2, 20, VII.a. 4, 8, 42, 54

iseçeli ‘la carne da taglio’ < *in-sekelo- ‘(carne) destinata ad essere tritata’ TI IV.7

uatra ‘costarelle’ < *latera- ‘fianchi’ TI III.31

iepru fegatelli’ (TI IIa.32) < *iekuora, con sincope di o (e scrittura u di a), un po’ come la “coratella”.I fegatelli li raccolga con la mano come Santa Offerta”.

sopa 'quelle basse, le interiora', agg.femm.plur. sostantivato, cfr. lat. suppus 'volto in basso', entrambi < *suppo- ‘inferiore’ (TI I.a.9, 16, II.a.22, 30, 32, VI.b.5, 17, VII.a.8, VII.a.38)

sufàfia ‘pancetta’ ? < *sup-guhndhia ‘tagliata di sotto’ TI II.a.22, II.a.41

persondro ‘strutto’ (TI I.a.27, 30, II.a.8, II.b.13, IV.17, 19, 21, VI.b.24, 28, 31, 35, 37, 39, 40, VI.b.) < *per-sendhro- 'massa pastosa'; e cfr. lat. persillum ‘attrezzo per sbattere un grasso rituale’.

toco ‘lardo’ <* touko- ‘coscio (suino)’, TI V.b.13

pelmen sorser toco ‘polpa suina sotto strutto’ (TI V.b, 12-13,17)

pélmen càbrina fàhe ‘carne di capra “marinata”’ < * dhaigha “ feccia” TI V.b, 12-13,17

 

 Particolari preparazioni

uestìśia ‘polenta o polpettone’ < *depsticia- ‘impasto’ (TI I.a.17,28,30; II.a, 27; II.b, 13; IV, 14,17,19; VI.b, 5,6,16,17,24,25,38,39; VII.a, 37,38. I.a.17 “Presenti i prodotti della terra, la focaccia e l'impasto. Li consacri a Fisovio, li consacri per la Rocca Fisia e per la Città di Gubbio”.

cumàta ‘(carne) macinata?, polpettone?’ <*ko-mlto- ‘macinato’ TI I.a, 34; I.b, 37,38; II.a, 10,42; IV, 29; VI.b, 17,41; VII.a, 39,44,45.

çesna [∫esna] 'cena' conviviale degli atiežji < indeur. *kert–sna– 'spartizione', con esito savino ke > çe.

 

 

 

Alcune altre voci che la glottologia può assegnare ai due strati linguistici indeuropei precedenti il latino in Italia (la sigla IEW indica il vocabolario indeuropeo di Julius Pokorny, Indogermanisches Etymologisches Woerterbuch)

 

akipesis 'storione', latinizzato in acipensis/acipenser , ma voce di origine pal.um. < indeur. *ok’u-pet-jo– 'veloce scorritore', adattata in savino.

àlbuto: ‘corbezzolo’, voce italica (< indeur. *olwu–to– ‘colorato di rosso’, IEW 302), entrato in lat.

barko ‘covone, mucchio’, voce pal.umb. < indeur. *bharkw ‘ammucchia­re’ (IEW 110), da cui anche il lat. farcio ‘riempio, ammucchio’.

beleto ‘fungo porcino’, voce pal.umb. < indeur. *bhel–e–to–‘ tumido, gon­fiato’ (IEW 120), entrato in lat. come boletus.

braska: ‘cavolo broccolo’, <indeur. *bhars–ka– ‘ciuffo, inflorescenza eret­ta’ (IEW 109), voce pal.umb. entrata in lat. come brassica.

esoçe [es∫e] 'luccio', voce pal.um. adattata in savino, < indeur. *eiso-okw-jo– 'dall'aspetto aggressivo', IEW 299.

feko ‘fico’, voce italica di origine mediterranea < *sweko– (cfr. greco sù­kon ‘fico’), entrata anche nel lat. ficus.

fongo ‘fungo’, voce pal.um. < indeur. *swombho– ‘spugnoso’ (IEW 1052) incrociato con indeur. *swong–o–, ‘incurvato’, entrato in lat. fungus: cfr. greco spòngos ‘spugna’, gr. somfòs ‘spugnoso’, arm. sunk ‘fungo, sughero’, ant.alt.ted. swamp ‘spugna, fungo’, < indeur. *swongwho- ‘spugna, fungo’.

frago: ‘fragola’, forma savina < indeur. *srag–o– ‘acino’, cfr. greco rax ra­gòs ‘acino’.

haba ‘fava’, voce savina, cfr. TI VI.b.22, 23, 24 habina ‘favarie’, scrofe nu­trite a fava < indeur. *bhabha– ‘fava’ (IEW 106), entrato anche in lat. faba.

hera: ‘ruchetta’, voce savina adattata in lat. come eruca, morfologica­mente < era– + –uca– (come lact–uca) con era adattamento latino di savino hera ‘ispida’< in­deur. *ĝher–o– ‘ispido’ (IEW 440).

herba esaria ‘insalata indivia o scariola’; herba è forma savina < indeur. *gherswa–‘quella che cresce’ (IEW 454); esaria (TI.4.27) è l’agg. umbro parallelo al lat. escaria ‘commestibile, da mangiare’.

herba funja: ‘finocchio selvatico’; herba è forma savina < indeur. *gher­swa–‘quella che cresce’ (IEW 454); funja ‘schiumosa’, voce pal.umb. < indeur. spoimn–jo– ‘spugnoso’ (IEW1001)

korno: ‘corniolo’, voce sia italica che latina < indeur. *kŗ–no– ‘duro, albe­ro dal legno duro’. IEW 572.

kòselo ‘nocciòlo’, voce italica < indeur. *koselo– ‘nocciòlo’ (IEW 616), en­trata anche in lat. corulus ‘nocciòlo’.

kuprino 'carpa' voce pal.um. < indeur. kup-ro– 'amabile, desiderabile', (IEW 596) con il suff. -ino-.

mefa adattamento savino del pal.umb. *mensa– '< indeur. *mendh–ja– 'mangiatoia', IEW 732.

porso: ‘porro’ < indeur. *pors–o– (IEW 846), forma italica entrata in lati­no dove ha subito l’assimilazione rs > rr, come in torseo > torreo.

praçe [prae] ‘aiuola’, cuscino di terra rialzato nell’orto, voce italica (TI VIa.13) < indeur. *pŗki–/*pŗka– ‘solco, rialzo dovuto al solco', IEW 821, ereditata anche dal lat. nella forma porca.

pruno ‘susino’, voce italica < indeur. *spreu–no– ‘germoglio, bocciòlo’ (IEW 993) con esito pal.umb. sp– > p–.

ranno: ‘salamoia’, TI IIb19, scritto ranu, < indeur. *ŗ–no– ‘risciacquo’, cfr. ted. rinnen, ecc., IEW 328.

sorbo ‘sorbo’, voce indeuropea (*sor–bho–, IEW 910), diffusa all’italico e al latino, sorbus/sorbum.

temèto ‘idromele’, voce sia savina che latina < indeur. *tem– ‘essere stordi­to’, IEW 1063.

trìfolo ‘tartufo’, voce safina deriv. di trifo ‘terreno’ (trifo– + –olo– ‘quello del terreno’), cr. umbro trifo: ‘territorio’ di pertinenza di una tota: deriv. di indeur. *tres–wo– 'asciutto' (cioè: terra asciutta), IEW 1078, con esito pal.umb. –sw– > –f–. TI VI.b.58, VII.a.47 I.b.16, VII.a.11, VI.b.54, 59, VII.a.12, 48. III.25, 30.

uva ‘uva’, forma italica di origine indeuropea, cfr. lituano uga ‘bacca’ < indeur. *ougwa ‘acino’.

vabruska 'uva buona', termine safino adattamento del pal.umb. *łabrosko– ‘buono, adatto’, < ie. *dhabro-sko– ‘adatto, idoneo, buono’ (IEW 233), che a Roma viene risolto in labruscus/labrusca con il fe­nomeno della cosiddetta “l sabina”.

veçja [vea] ‘veccia’, voce italica < indeur. *weik–ja–‘attorcigliata’, (IEW 1130), entrata anche in lat. vicia ‘veccia’.


Serate IRDAU con la çesna degli Antichi Umbri

15 luglio 2000, a Sigillo
6 agosto 2000, a Fossato di Vico
27 agosto 2000, a Costacciaro
10 settembre 2000 a Scheggia
24 settembre 2000, a Gubbio
5 dicembre 2000 a Gualdo Tadino
21 settembre 2001 a Gubbio
26 settembre 2003, a Gubbio
20 dicembre 2003, a Sigillo
3 novembre 2005, a Gubbio
10 settembre 2010, a Fossato di Vico
8 luglio 2011, a Fossato di Vico
24 settembre 2011, a Gubbio