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L'acquisto delle tavole

Nell'atto di cancelleria del 1456 si dice che le sette tavole furono cedute al Comune di Gubbio da una donna del popolo, Presentina: «Paulus Greghorij de Sig.a habitator Eugubii per suos heredes et successores et vice et nomine Presentine filie olim Francisci et domine Angele ad presens uxoris dicti Pauli ... dedit tradidit vendidit cessit et concessit Magnificis Dominis Gonfalonerio et Consulibus dicte Civitatis et michi Guererio Cancellario infrascripto recipientibus pro dicto Comuni tabulas septem eburneas variis literis scriptas latinis et segretis ... » (Gubbio, Archivio di Stato, rif.1453-1457 [rif.25], c.132-133). 

Non mette conto di dare importanza all'errore marchiano commesso dal notaio Guererius, che scrive tabulas septem eburneas anziché aeneas: si sa infatti che il "latinorum" (di manzoniana memoria) dei notai del tempo lasciava assai a desiderare. Che le tavole siano state fin dall'origine di bronzo e non d'avorio (sette tavole d'avorio delle dimensioni di quelle di bronzo che abbiamo!) è certo non solo per motivi di buon senso, ma soprattutto per la testimonianza dei letterati del tempo, che correttamente parlano di tabulas aeneas. 

L'acquisto delle sette tavole non ha la semplice funzione di permettere al Comune di riappropriarsi di un grosso valore in bronzo che teoricamente gli apparteneva in quanto giacente nel suolo del terreno pubblico: si tratta in verità della prima azione mirata alla conservazione di un bene archeologico di cui si abbia notizia storica. Nel 1456 a Gubbio nasce l'archeologia intesa come preservazione e studio di documenti del passato ai fini della conoscenza e per questo l'atto di cancelleria di cui parliamo acquisisce un valore inestimabile per la storia della cultura occidentale.