L’unità culturale umbro-piceno-sabina

Si può anche assegnare un supporto archeologico all'unità culturale che nei primi secoli del primo millennio a.C. abbraccia il mondo piceno, quello umbro e quello sabino, la cui unità linguistica è sostenuta in Ancillotti – Cerri, Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri, sulla base delle stesse corrispondenze costanti con cui le tre aree linguistiche "rispondono" all'indeuropeo.

Già all'inizio degli anni Sessanta si era infatti individuata la sostanziale unità delle facies culturali dell'intera area nei secoli dal IX al VI a.C. In particolare: l'identità del sistema di sepoltura, costituito dalle cosiddette tombe a circolo (oggi venute alla luce anche a Cofiorito), la presenza dello stesso culto della dea Cupra, l'usanza di porre nei santuari i bronzetti votivi del cosiddetto Marte italico, l'impiego di dischi ornati come pettorale e schienale di corazza (si pensi al tipo rappresentato nel famoso guerriero di Capestrano); a ciò si aggiunga la deposizione di spiedi e di alari nelle tombe maschili, coincidenti con i valori del vir safino come è richiesto dai testi delle Tavole di Gubbio. L'epoca di pertinenza dei reperti garantisce che si ha di fronte una serie di manifestazioni della cultura "safina", la cui uniformità è certamente stata favorita dall'uniformità del sostrato ("paleoumbro") già presente nel territorio. Né per oggetti come questi si può pensare al fenomeno della diffusione lungo linee commerciali, giacché si tratta in buona parte di evidenti espressioni di ideologia, culto e tradizione comuni, come è dimostrato da diversi passi delle Tavole di Gubbio.